Crisi, S&P declassa Italia e Francia, Ue: incoerente. Monti: avanti con riforme
Roma per la prima volta a BBB+ come Perù e Kazakistan. Ma l'agenzia promuove il nuovo governo. Calano Austria, Spagna e Portogallo. Berlino si salva. Piazza Affari giù. Bene asta Btp
Il Messaggero
ROMA - La scure di Standard&Poor's si abbatte sull'eurozona. L'agenzia Usa ha declassato Austria, Francia (entrambe perdono la tripla "A" scendendo ad "AA+") Italia, Spagna, Portogallo, Cipro, Malta, Slovacchia e Slovenia. Roma scivola di due gradini dal livello "A" al livello "BBB+", tre step dalla categoria speculativa "junk" (spazzatura) che per l'agenzia inizia a BB+. E' la prima volta nella storia che lo Stivale si ritrova in "serie B". Risparmiate, invece, Germania, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo. Da Palazzo Chigi trapela la linea del governo Monti a commento del declassamento: il governo è ancora più determinato ad andare avanti con il programma di riforme stabilito. Bisogna promuovere soluzioni a livello europeo per sostenere gli sforzi nazionali in favore della crescita e dell'occupazione.
Come Perù, Colombia e Kazakistan L'Italia si porta, con il giudizio BBB+, allo stesso livello di Perù, Colombia e Kazakistan. Nella zona euro solo all'Irlanda è attribuito la stessa sigla, mentre Grecia è in territorio "default" a CC, mentre il Portogallo scende da BBB- a BB, ovvero il rating spazzatura. La Spagna, ultimo dei "Piigs", resta invece in «serie A», con il giudizio AA- che diventa A. S&P's attribuisce lo stesso rating dato all'Italia infine alla Russia.
Le motivazioni di S&P. S&P spiega che l'ambiente politico italiano è «migliorato» sotto il governo Monti e le riforme allo studio possono «migliorare la competitività italiana». Tuttavia, «ci aspettiamo che ci sia un'opposizione alle attuali ambiziose riforme del governo e questo aumenta l'incertezza sull'outlook (le previsioni, ndr) di crescita e quindi sui conti pubblici. Il taglio riflette quella che consideriamo una crescente vulnerabilità dell'Italia ai rischi di finanziamento esterni e le negative implicazioni che ciò può avere per la crescita economica e quindi per le finanze pubbliche». Quindi S&P paventa il rischio di un ulteriore declassamento dell'Italia: «Potremmo ridurre il rating se l'amministrazione tecnocratica fallisce nell'attuare riforme strutturali necessarie per aumentare il potenziale di crescita, sia a causa dell'opposizione di gruppi portatori di interessi speciali sia nel caso in cui il mandato del governo dovesse venire interrotto prima della scadenza».
Monti. Parole, quelle di S&P, che il premier Mario Monti riprende e sottolinea: «Il rapporto sull'Italia di Standard e Poor's - avrebbe detto il Capo del governo in privato - conferma la bontà dell'azione dell'Esecutivo, soprattutto quanto invita l'Italia a proseguire sulla strada delle riforme strutturale intraprese». Il presidente del Consiglio ha inoltre evidenziato come il documento dell'agenzia Usa riconosca che l'unico modo per evitare il rischio di nuovi declassamenti sia di proseguire sulla strada delle riforme strutturali intraprese dall'Esecutivo dei tecnici.
La risposta dell'Eurogruppo. Dall'eurogruppo arriva una risposta unitaria ai giudizi di S&P: «I paesi dell'eurozona sono determinati a fare tutto il possibile per mantenere la tripla A al fondo salva-stati Efsf». L'eurogruppo «riconferma la inflessibile determinazione a fare tutto il necessario per superare la crisi, assicurare finanze pubbliche solide e tornare sul sentiero della crescita e della creazione di posti di lavoro».
Commissione Ue: decisione senza fondamento. «Siamo dispiaciuti della decisione senza fondamento presa oggi da S&P sul rating di diversi paesi dell'area euro», ha dichiarato invece il commissario Ue per gli affari economici e monetari, Olli Rehn, sottolineando che l'Ue ha adottato «azioni decisive» su tutti i fronti della crisi. La Ue, in sintesi, considera incoerente la mossa dell'agenzia di rating.
Declassati 9 paesi sui 16 sotto osservazione. Se l'agenzia ha declassato nove paesi sui 16 che aveva messo sotto osservazione da mesi Standard è perché ha giudicato insufficienti le misure adottate dai governi europei nelle recenti settimane. L'outlook è negativo per 14 delle nazioni osservate.
Tensione in borsa. Chiusura in calo per il Ftse Mib, a 15.011,09 punti (-1,20%). Le borse europee hanno invertito la rotta nel pomeriggio quando è emerso che l'agenzia di rating Standard and Poor's era sul punto di tagliare il giudizio su alcuni Paesi dell'Eurozona, tra i quali la Francia e l'Austria. A peggiorare il quadro hanno contribuito anche le notizie provenienti dalla Grecia, dove le trattative con le banche creditrici e il governo si sono arenate. Il Ftse Mib ha perso l'1,2%. Sono andati giù gli industriali e alcuni bancari come Mps (-5%).
Btp, tassi in calo. Tassi in calo per i Btp andati in asta oggi. Il rendimento dei titoli a 3 anni è calato al 4,83% dal 5,62% di fine dicembre. Sono stati assegnati tutti i 3 miliardi di titoli in offerta. I tassi sono in calo su tutti e tre i titoli in asta, con il Btp agosto 2018 che ha pagato il 5,75% ed è stato venduto, come gli altri due titoli, per l'intero ammontare offerto dal Tesoro pari a 971 miliardi. A fronte di questa buona domanda e del calo dei rendimenti, tuttavia, non si è ripetuta la forte performance vista ieri sui Bot, che avevano visto i tassi dimezzarsi. La domanda da parte degli investitori, in particolare, è stata pari a 1,22 volte l'offerta sul novembre 2014 a 1,61 volte l'offerta per l'agosto 2018. Più richiesto il luglio 2014, con una domanda del mercato pari a 2,28 volte quanto offerto dal Tesoro.
Spread e euro. Più pesanti le ripercussioni per l'euro, che sul mercato valutario alle 16.49 cedeva l'1,27%, a 1,2649-50 dollari. Lo spread Btp-Bund scende, dopo aver toccato un massimo di 504, a 489 punti. Gli operatori sono cauti sull'esito del collocamento italiano, con tassi in calo e buona domanda ma meno di quanto si sperasse.
Come si è arrivati al downgrade. Il downgrade del giudizio su numerosi paesi dell'Eurozona conclude una osservazione (il cosiddetto Credit Watch) avviata lo scorso 5 dicembre, quando Standard & Poor's aveva annunciato di aver posto sotto esame il rating sul debito di 15 dei 17 paesi della Zona Euro (Cipro era esclusa, perchè già sotto Credit Watch negativo, così come la Grecia, giudicata ad alto rischio default). L'agenzia aveva motivato l'avvio della procedura con cinque fattori interconnessi di «stress sistemico»: il peggioramento delle condizioni del credito nell'Eurozona, l'aumento dello spread per diversi paesi, anche con tripla A, il persistente disaccordo fra i leader europei sulle misure per ridare fiducia ai mercati, l'elevato livello di debito pubblico e privato in gran parte dell'eurozona e il crescente rischio di recessione nell'Eurozona nel 2012.
Tre elementi. S&P aveva spiegato di voler concertare la propria osservazione su tre elementi, quelli politici, quelli "esterni" e quelli monetari, questi ultimi focalizzati sulle mosse della Banca Centrale europea. In quella nota l'agenzia aveva anticipato di voler limitare eventuali downgrade a un solo livello nel caso di Austria, Belgio, Finlandia, Germania, Olanda e Lussemburgo e a due livelli per i restanti paesi, fra cui Francia e Italia.
Add new comment