Amanda e Raffaele: «Siamo innocenti, ridateci le nostre vite»

Postuar në 03 Tetor, 2011 11:21

 Lei si commuove ricordando Meredith: «Ho perso un'amica». Sollecito: «Mai fatto male a nessuno» 

MILANO - In aula a Perugia nell'ultima udienza prima della sentenza di appello per l'omicidio di Meredith hanno preso la parola i due imputati, Raffaele Sollecito e Amanda Knox, entrambi visibilmente tesi. Sanno che rischiano l'ergastolo. Amanda si è più volte commossa e ha esordito: «Ho paura». E poi ha detto: «Ridatemi la mia vita. Non ho ucciso, non ho violentato, non ero presente a questo crimine e non ho mai fatto le cose che dicono». Amanda ha ribadito alla Corte: «Se fossi stata in quell'aula sarei morta anche io insieme a Meredith». La ragazza americana ha ricordato l'amica, con la voce rotta dal pianto: «Perché avrei dovuta ucciderla, avevo un meraviglioso rapporto con lei, era una mia amica. l'ho persa in un modo brutale».

«VOGLIO TORNARE A CASA» - In quattro anni ho perso un'amica e la fiducia nella polizia. Sono stata tradita e manipolata, io non ho ucciso. Sto pagando con la vita cose che non ho commesso, io voglio tornare a casa». Infine l'appello: «Dateci nuove speranze, un nuovo futuro che penso meritiamo». Sono stati 15 minuti di dichiarazioni accompagnate da singhiozzi e lacrime: «Noi meritiamo la libertà perchè non abbiamo fatto qualcosa per non meritarla. Ho tantissimo rispetto per questa Corte e per la cura che ha avuto in questo processo. Vi ringrazio e vi chiedo per questo giustizia».

LE PAROLE DI RAFFAELE - Prima di Amanda aveva preso la parola Raffaele Sollecito. «Scusate signori della Corte - ha esordito - sono un po' teso. Mi aiuto con degli appunti». «Non ho mai fatto del male a nessuno, mai nella vita. L'accusa che mi è stata mossa contro, durata tutti questi anni è talmente assurda che ho sempre pensato che si sarebbe esaurita e si sarebbe chiarito tutto nel giro di poco tempo. Invece così non è stato. Ho dovuto sopportare, andare avanti giorno per giorno, come se vivessi in un incubo. Per l'assassino, per questo signor nessun, viene chiesto il carcere a vita o la pena di morte. Ma la fine di ogni giorno in carcere, è già una morte».

«MAI ACCUSATO AMANDA» «Si è detto che ho accusato Amanda - ha aggiunto Sollecito - ma non è vero, non l'ho mai fatto». «Ho sentito dire che ho accusato Guedè. Ma anche questo è falso. Non ho nessun interesse a parlare di Guedè. Non l'ho mai conosciuto e non ho mai sentito parlare di lui prima del processo. Conosco meglio voi della corte che non Guedè. Almeno voi vi ho visto, lui l'ho solo incrociato nelle udienze. Non c'è altro tipo di conoscenza».

IL BRACCIALETTO - Alla fine dell'intervento Raffaele Sollecito ha donato alla Corte un braccialetto: «Sono quattro anni che porto questo bracciale con la scritta "Amanda e Raffaele liberi", oggi è arrivato il momento di toglierlo. Non l'ho mai tolto e in questo bracciale sono racchiuse molte emozioni. Oggi voglio fare un omaggio alla Corte: è arrivato il momento di toglierlo»

LA SENTENZA - La sentenza del processo di appello a carico di Amanda Knox e Raffaele Sollecito non si avrà prima delle 20 di oggi. Lo ha annunciato il presidente della Corte, Hellmann. Il presidente ha anche rivolto un invito al pubblico e ai giornalisti, invitandoli, per quando ci sarà la lettura del dispositivo, ad evitare comportamenti da tifo: «Non è una partita di pallone. Non c'è spazio per tifoserie contrapposte. Ricordiamoci che è morta una bella ragazza e ci sono in gioco le vite di altri due giovani. Voglio rispetto e silenzio al momento della sentenza».

LA FAMIGLIA DI MEREDITH - Mentre i giudici della corte di Assise d'Appello si riuniscono in camera di consiglio, la famiglia di Meredith convoca una conferenza stampa: «Mia sorella è stata quasi dimenticata». È Stephanie Kercher a parlare. «Dopo quattro anni - ha sottolineato - i mass media si sono quasi dimenticati di lei. Dopo quattro anni, non c'è molto di ciò che è successo all'inizio, perché è molto difficile mantenere viva la sua memoria mentre il processo sta andando avanti», ha detto commentando i riflettori "benevolmente" puntati su Amanda. «Si conoscevano da poco - ha sostenuto la mamma di Meredith- e venivano da due differenti realtà. Si muovevano in due diversi contesti». Per Stephanie le prove per chiarire chi ha ucciso Meredith «ci sono: la polizia, i giudici e gli inquirenti ci stanno lavorando, abbiamo fiducia in loro e dobbiamo solo aspettare». La prima condanna di Amanda e Raffaele, «è l'unica prova che ora abbiamo: siamo stati soddisfatti allora e non è cambiato nulla. Loro avevano diritto all'Appello, funziona così in Italia. Abbiamo fiducia, è giusto così, ma non sappiamo veramente cosa è successo. Non lo sapremo finchè qualcuno non verrà avanti a dirlo». Stephanie ha voluto ricordare che «si tratta di un processo di Appello». Anche la madre di Meredith, Arline, riguardo alla perizia super partes disposta dalla corte di Appello - che ha smontato quella presentata in primo grado dai periti della procura - ha manifestato dubbi, sottolineando che secondo quella perizia «tutte le prove erano sbagliate, non un elemento specifico. Come a dire che la polizia aveva sbagliato proprio tutto». «Ora - hanno concluso i familiari - non resta che aspettare fino a stasera e vedere cosa succede».

Corriere Della Sera

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